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Michele è un ragazzo di dodici anni, abita in un paese di provincia e fa la seconda media. Gli insegnanti hanno fatto chiamare i genitori perché a scuola non segue le lezioni, si distrae durante le spiegazioni e a volte disturba. Spesso non fa i compiti a casa e agli insegnanti dice che non è capace e che non gli interessa. L’insegnante di Lettere ha cercato di capire le sue motivazioni e i suoi interessi e lo ha invitato a scrivere con il computer; per un po’ ha osservato un incremento di impegno, ma poi la situazione è tornata quella di prima con testi striminziti, privi di contenuto e zeppi di errori.
I genitori sono stupiti di fronte al quadro dipinto dagli insegnanti, dato che Michele tutte le mattine si alza senza particolari difficoltà e anzi corre a scuola con anticipo, ha voglia di incontrare i compagni e, come confermano gli insegnanti, non è mai stato assente. E’ vero che i genitori non lo vedono mai studiare, ma Michele assicura che i compiti li svolge sempre al pomeriggio, mentre loro sono ancora al lavoro. I genitori non hanno mai avuto ragione di preoccuparsi, dato che Michele non ha mai mostrato tensioni particolari o rifiuto verso la scuola e non ha mai chiesto aiuto.
Giovanni fa la quarta elementare, odia la scuola “perché bisogna leggere e scrivere …”. Quando torna a casa scoppiano continue liti con la mamma che cerca di fargli fare i compiti.
E’ molto difficile farlo stare seduto per più di qualche minuto e anche mentre legge o scrive si agita sulla sedia.
Dopo un po’ la mamma perde la pazienza poiché sembra sempre distratto e ripete errori che sono appena stati corretti.
Giovanni non vuole studiare perché dice che “… tanto il giorno dopo le tabelline non me le ricordo e allora la maestra mi dice che non le ho studiate abbastanza, … mi dice che sono sempre il solito fannullone distratto …”.
Le maestre dicono che è un bambino che potrebbe fare di più ma che non si impegna abbastanza. Anche loro sottolineano l’incostanza dell’impegno. A scuola cercano di farlo leggere spesso perché “… ne ha più bisogno di altri …, eppoi è un modo per farlo stare attento, altrimenti, quando tocca a lui leggere, non ha mai il segno”.
Michele e Giovanni sono due bambini che si possono ritrovare in tutte le classi della scuola dell’obbligo italiana, anzi, molti insegnanti obietteranno che hanno in classe non uno, ma almeno quattro o cinque Giovanni o Michele e che non sanno come cavarsela, poiché nessuno dice loro che cos’hanno questi bambini e come devono comportarsi.
(testo tratto da “In classe con un allievo con disordini dell’apprendimento”, di Giacomo Stella, Fabbri Editori, 2001, pagg.1 e 2).
Le due storie citate mettono in evidenza i problemi che possono avere i bambini che frequentano con difficoltà la scuola dell’obbligo.